(Ebria Records 2005)
Stasi dinamica e cinema giapp, poesia sonora e improvvisazione. Quattro passi necessari per introdurci nel mondo di IOIOI, italiana che carezza e si fa carezzare dal mondo d’oriente. E’ folklore elettricoelettronico quello che ci propone attraverso chitarra, voce e laptop l’artista, ed è folklore di derivazione e ispirazione giapponese, avendo preso via il tutto dalla visone del film di Kyoshi Kurosawa che da il titolo all’album. “Bright Future” è rappresentazione di minimalismo surreale desunto dalla quotidiana alienazione metropolitana (invero questa definizione si adatta ad entrambe i prodotti). Di cosa è fatto il futuro luminoso nella revisione di IOIOI? Di chitarre scorporate da orpelli effettistici che ricamano sincopi e si mimetizzano in kototoys, lingue inventate che creano assonanze e richiami al conosciuto, intarsi glitch, strutture elettropop abbandonate che degradano in ambienze sintetiche, echi dark wave carezzevoli da profondità insospettate.
Anche se non ci sono parole (voice, no word viene specificato nelle note di copertina) ci sembra di avere comunque canzoni, o forse siamo noi che vogliamo averle nonostante spesso non venga fatto niente nell’album per convincerci che si procede in questo senso. Ci si prende gioco della forma canzone come potrebbero fare Booredoms e Allun in Italia, e se ne esce contenti, perché spesso si ha la sensazione di stare guardando tutto in una maniera solo lievemente errata, troppo inclinati o troppo poco non so. Vediamosentiamo cose che ci sembrano altre cose, ne afferriamo una parte ci giochiamo. Riproviamo ad ascoltare inclinati in maniera diversa. Forse questa è la stasi dinamica. L’eterno ritorno in un tentativo di interpretazione. Fra ‘Sprong’ di Eri Makino a la Plastic Ono Band.
Voto: 8
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