(Black Candy/Audioglobe 2005)
Dopo l’esordio omonimo del 2002 gli Slugs ritornano sulle scene con il patrocinio della Black Candy, una delle più attive etichette discografiche italiane attuali. La loro musica si presenta come un miscuglio in parti uguali di blues revival, emocore, noise-rock, il tutto spruzzato con un’abbondante dose di psichedelia che insaporisce ulteriormente il tutto. La ricetta viene espressa al meglio sul primo brano, Ed Gein, una sorta di introduzione al gruppo e all’album.
In realtà, nel suo svolgimento, il disco mostra una discreta varietà di fonti e inflessioni che rendono difficile un preciso inquadramento del gruppo. Ad esempio, in Sand fa capolino un sax starnazzante, The Day They Put Down… è dominata da un’atmosfera noir, Love Part Two esibisce un violino classico e Salix Dead Tree ricorda molto lo stile della quadriglia. Green River Killer è una sorta di lento le cui affinità si situano a metà strada tra Fugazi e Meat Puppets, I Could Have Been a Contender è una ballata triste alla Red Hot Chili Pepper (a parte il fatto che manca il basso), mentre Requiem for a Dead Rabbit è chiaramente influenzata dall’estro di Nick Cave.
Se la varietà dei suoni e l’ampiezza dei riferimenti sono di assoluto valore, il disco ha come limite principale quello di non avere brani che spiccano sugli altri, ovvero potenziali singoli che trainino il disco verso un più ampio pubblico. Per quanto buono sia questo lavoro rimane pur sempre destinato ad un pubblico sotterraneo.
Voto: 7
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Autore: maxosini@hotmail.com