(North East Indie 2005)
Nuova uscita in formato dischetto da lancio/ascolto/cucchiaio da cucina/fate voi per questo collettivo aperto, formazione di musica post-rock del vecchio roll americano con tanto di cappello. Nuove tracce da contarsi in numero di sei per questo fantasioso fin dal titolo progetto sonico surreal dadaista chiamato Cerberus Shoal. I brani si succedono in forma varia e ammennicolamente amena, lunghi tratti di commistione sonica tribale e cantautorato folkeggiante, divertenti pastiches di tribalismo percussivo, performance dadaistica ai limiti della risata sorniona e sprazzi di certa psichedelica anni sessanta incastonati in certo teatrorchestra di marca Art Bears/Slap Happy. La sarabanda inizia e vi avvolge solleticando il vostro umore per un collettivo happening sonoro di taglia piacevolmente elevata, vi accompagna l’ascolto con richiami al un certo kraut rock di derivazione Embryo e associati e vi saluta con un corale arrivederci fino al prossimo play sul vostro lettore. Uno splendido esempio di, come recita il titolo mai azzeccato come in questo caso, “Terra rotonda in cui crediamo e che consigliamo”.
Voto: 8
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