(Warner 2005)
Come essere sempre se stessi e sapersi rinnovare. Come essere autenticamente semplici e veri nel loro essere artisti. Come crescere e cambiare riuscendo ad imprimere in ogni mutamento, in ogni istante la propria visione, il proprio modo di parlare e farsi ascoltare. Il come fare non lo sappiamo ma i Baustelle ci riescono benissimo. L’ennesima riprova di questa consumata abilità l’abbiamo nell’ascolto del loro nuovo stupendo album, questo ‘La Malavita’, che apre al lato oscuro della percezione delle cose, prisma sonico virato in nero ma con dolcezza, che imprime il suo malinconico o marchio riuscendo a parlare di un suicidio di un giovane nella La guerra è finita con rabbia trattenuta e senza falsa moralità nella cupa e decisa voce di Francesco Bianconi. Oppure in Sergio, delicata agrodolce apologia cantautorale della follia. E che dire della pura immersione nell’oblio cupo e nero pece di Revolver, sorta di pop song anni settanta virata in acido corrosivo immerso nella pervasiva voce di Rachele Bastrenghi. Come Il Corvo Joe che cinicamente e tristemente osserva e subisce gli umani, sorta di fotografia istantanea polaroid ritraente un sorriso dai denti marci. Istanti sonici che si incastrano, si condensano in un testo fondamentale della canzone d’autore italiana e internazionale. Da avere per meditare.
Voto: 9
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