(G-7 Welcome Committee 2005)
Ho notato che in molti insistono (fra cui anche la stessa G7) sull’origine newyorkese/non-newyorkese degli Hiretsukan quando invece provengono dal Maryland, possiamo essere d’accordo che hanno cominciato a fare hardcore sul serio solo dopo aver raggiunto the big apple, però non mi sembra così importante da sottolineare, soprattutto data la differenza di sound dal resto della scena.
La Proffit alla voce sputa veleno qui e lì, ricordando un’eroina cinese che salvò molte vite durante l’invasione giapponese (Song for Wilhelmina Vautrin), e altre volte su temi politici e di “merda quotidiana” (Click And Repeat). Screamo e hardcore si fondono piuttosto facilmente nei pezzi dei quattro, ogni tanto con qualche rallentamento forse non necessario (19 Year Barrier), ma senza mai stancare.
Il problema forse è che bisognava ragionare un po’ di più sulla tracklist, così com’è “End States” parte un po’ in sordina, rispetto al resto dell’album. Ma considerazioni del genere a parte, ciò che soprattutto vale la pena di notare è l’intreccio tra la chitarra di Dave Sanders e l’ottimo drumming di Justin Williams, che ci fanno sentire pezzi tecnicamente superiori rispetto al ‘solito’ e che indubbiamente aiutano a mantenere l’attenzione, specialmente quando i latrati della Proffit non bastano.
Alla fine dei 26 minuti, i quattro sono riusciti a mettere su un album piuttosto solido, con pochissimi cali di qualità e dalla produzione più che giusta.
Voto: 7
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