Samartzis, Müller, Voice Crack ‘Wireless Within’


(For 4
Ears, 2005)

 

 

Pare proprio essere un
bel momento per l’elettroacustica improvvisata se al recente
capolavoro “Clouds” di Fennesz/Rowe/Ambarchi/Nakamura
accostiamo questo splendido disco del percussionista svizzero Gunter Muller
affiancato dal sound artist australiano Philip Samartzis a dal duo
Voice Crack, qui in una delle loro ultime apparizioni in coppia.
Musica in cinemascope: chiudi gli occhi e mondi che pullulano di
forme di vita non classificate si formano dal nulla. Un disco che
svela delle trame fittissime, nelle quali bisogna avanzare a fatica,
una foresta amazzonica di suoni piena di trappole, di voragini
improvvise, di ostacoli letali, di occhi che si muovono minacciosi e
sfuggenti, nascosti e protetti dall’habitat che li circonda. Basta
incamminarsi per i sentieri impossibilmente accidentati tracciati da
Tombac Toothless e capire subito che razza di dramma musicale
sta per essere messo in scena con la solita precisione chirurgica che
ormai riconosciamo ai personaggi all’opera. Field recordings di
uccelli, di insetti che sembrano ronzare nel cervello, microritmi che
si muovono come masse fangose e le “cracked everyday electronics”
di Guhl
and Möslang che giocano a rincorrersi senza
tregua, si lamentano, si agitano, scricchiolano, annaspano nella
melma, acquistano una loro vita e si rifiutano di obbedire ai loro
stessi creatori. Un continuo zoomare nelle vite e negli umori di
creature Cronenberghiane che si susseguono in una spirale di abbagli
mentali per un disco che procede a strappi, dove gli attimi di calma
apparente fungono da punti di accumulo per nuove tensioni.
Leggermente più quieto, ma di una quiete sempre sul punto di
spezzarsi, l’ultimo brano Bleep Block,
che propone sottili layers di feedback, piogge elettrostatiche e
scorie di ritmi mutati geneticamente, ai quali vanno ad aggiungersi
campionamenti di voci captate nella folla. Ad un certo punto una
bambina esclama “ Maman il pleut!”, ma in questo caso vale la
pena lasciare a casa l’ombrello e inzupparsi di queste scintille
sonore.

Voto: 8

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