(Cold Blue/Silenzio 2005)
Jim Fox rende un sentito omaggio al suo amico compositore John Kuhlman (1954-1996)
con un brano lirico e carico di pathos.
Un coro di quattro celli che si muovono in circolo sospinti dal contrabbasso di
Barry Newton.
Come da prassi in casa Cold Blue ci si ritrova al cospetto di una visione minimalista
estremamente raffinata ed emozionale, struggenti evoluzioni di corde che più
di una volta evocano il percuotimento primitivo di Jimmy Garrison nella
corte Coltrane.
Passaggi ondivaghi intensi di violoncelli (fra i quali da segnalare la bravissima
Erika Duke-Kirkpatrick) umorali ed autunnali, pause dilatate di bassi
meditativi ed assorti; malinconia e spazio fisico.
Chi ha dimestichezza con l’autore (consigliato il suo “Last Things”
del 2000) non avrà difficoltà ad immergersi in questa serena risacca
umorale.
Gli altri immaginino il Charlie Haden e la sua Liberation Music
Orchestra colti al tramonto di una giornata autunnale mentre intonano per
se stessi una struggente ballata tradizionale.
La copertina splendida con i suoi rami scarnificati protesi verso un cielo cupo,
diventare tutt’uno con l’ambiente.
Sentire il proprio respiro perdersi nel vuoto di un ricordo.
Ammaliante.
Voto: 7
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