(Megaplomb / Wide 2005)
Non sarà proprio inaudito ma il disco dei Calomito, sestetto genovese attivo dal 1998 ma qui all’esordio sulla lunga distanza, è sicuramente qualcosa di insolito e affascinante.
Dotati di ottima tecnica e creatività compositiva e di una formazione eclettica (chitarra, batteria, basso elettrico, fender rhodes, contrabbasso, viola, sax alto e soprano e sintetizzatori) i Calomito in queste 8 tracce propongono un vero e proprio viaggio musicale (dati gli evidenti riferimenti geografici). Ad una impostazione chiaramente free jazz si sommano in modo impeccabile un approccio seventies che si concretizza in rimandi all’avanguardia canterburiana e al prog; qualche accenno fusion e influenze di musica etnica che spaziano fra malinconie klezmer e suggestioni balcaniche, arabe e mediterranee.
Davvero intriganti sono l’iniziale Collante, praticamente Evan Lurie che suona con una banda gitana, le melodie arabeggianti di Am Ha’ Aretz, la sinuosa Nascosto e l’elettro-jazz di Nautilus.
Voto: 7
Link correlati:Calomito