(Mila Records 2006)
Kathodik ha già avuto il piacere di incontrare Accursio Graffeo e Andrea Reali (2/4 del progetto Kokoro Mayikibo) occupandosi dei Nippon & the Symbol; a parte la passione evidente per il Giappone, i gruppi rappresentano aspetti molto diversi della personalità dei due (notevoli) musicisti di area milanese, vicini per affinità ed attitudini a realtà coeve come Uncode Duello e Bron Y Aur.
In questo CD omonimo Reali – alla voce e al sassofono – e Graffeo – alla chitarra (brutale, intelligentemente distorta) e ai controcanti psicopatici – si confrontano con un “rock” fortemente asciugato e stilizzato (l’insistenza accanita dei fraseggi di Accursio e del bassista/chitarrista Alfonso Celentano: ad esempio nell’incipit di Wait o in Oblique Wounds), reso particolare da influenze “black” (l’approccio vocale rauco di Andrea, alcune scansioni ritmiche: Why Don’t You?) decise ma debitamente candeggiate. Il suono che risulta dalla succitata addizione è notevolmente “secco” – in particolare la batteria di Luca Mauri – anche per merito della registrazione di Luca Mentasti; pare di ascoltare una versione desertificata dei Clock DVA di “Thirst”, senza troppe divagazioni “free” (qui rappresentate solo da essenziali, incisivi inserti di sax: Sweet Song, The 10th Victim) o influenze “wave”.
In fondo, quello che interessa ai Kokoro Mayikibo è la “materia rock”, come dimostra l’iniziale, potente Party Danger o l’impatto immediato di Spider. Per chi non ama i fronzoli, ma ambisce alla sostanza.
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Voto: 7
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