Miss Kenichi ‘Collision Time’

(Alpha South Records/Audioglobe 2006)

Le informazioni biografiche a nostra disposizione ci descrivono Miss Kenichi, all’anagrafe Katryn Hahner, come una bionda ragazza tedesca, figlia di un camionista, laureata alla National Academy of Arts di Stuttgart nel 2001. Attrice (ha partecipato al film svizzero-tedesco “Kiki Und Tiger” diretto nel 2003 da Alain Gsponer) e pittrice, con un passato da homeless, la Hahner fu notata un paio di anni fa durante un’esibizione dai responsabili della Kinderzimmer Productions, su proposta dei quali incise un Ep, “Home Adventures”, a cui segue, quest’anno, l’esordio vero e proprio per l’Alpha South Records.
Su “Collision Time”, Miss Kenichi (nome preso da un manga giapponese) sfoga tutto il suo amore per artiste come P.J. Harvey e Cat Power, tratteggiando scarne ballad all’insegna della solitudine e della malinconia. Gli arrangiamenti sono minimali, spesso ridotti alla sola chitarra (acustica o elettrica) e voce. Bandita anche la batteria (fa eccezione River, propulsa da un battito elettronico), di tanto in tanto fanno capolino un po’ di elettronica, un pianoforte (If Hate Could Heal, It Wont Come) e un’armonica (lo strumentale Away), ma si tratta di piccolezze. Alla Hahner interessano le canzoni nude e crude, senza orpelli o effetti speciali, da cantare in tono sommesso, confidenziale.
Non solo i momenti acustici (ad esempio le splendide e dolenti Collision Time, Black Bird e Flashlights), ma anche quelli più elettrici come Arrived e Gunshop, sono tutt’altro che gioviali: l’umore è sempre tra il contemplativo e il depresso. L’unica eccezione è la saltellante Quiet Life, che chiude la raccolta all’insegna di un vivace contrappunto elettronico. Per il resto, comunque, non è un caso che in Hotel o nella brevissima Blue Eyed Stallion si avverta l’influenza di Nick Drake.
Le sue sono storie ambientate durante corse notturne in auto o in alberghetti di infima categoria, e riflettono lo sradicamento tipico della homeless, divisa tra la disperata ricerca di un approdo stabile e l’impossibilità di fermarsi. Con questo esordio, insomma, Katryn Hahner si propone come una delle grandi cantrici della solitudine e del disagio esistenziale, infiocchettati in forme raffinate e suadenti come un grazioso pacchetto regalo da proteggere, maneggiare con cura e custodire con amore.

Voto: 8

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