Jeff Kaiser / Tom McNalley ‘Zugzwang’


(Pfmentum 2006)

Jeff Kaiser (tromba ed
elettronica) vive un momento di grazia; non c’è che
dire.
Ci ha da poco frollato (con
piacere e a dovere) l’apparato auditivo nei Choir Boys,
(fumigante mistura industrialavant
da svenimento il primo omonimo lavoro; il più recente “With
Strings” a liberare insospettabili filamenti noir non di
meno corrosivi anche se più di ascolto), ora a distanza
di un soffio si premura di fotterci definitivamente sfornando
questa subdola raccolta di fanghiglia rugginosa ed umorale, uno
sfinimento; collasso psico/fisico vertiginoso.
Materiali
dall’alta tossicità intrinseca mescolati a vagolamenti
pre-verbali
, Tom McNalley (chitarra ed elettronica)
aggiunge alla perdita di razionalità generale una chitarra
atonale dai bordi taglienti che s’inceppa (spesso) esaurita e
sfibrata, ma in grado (spesso) di levarsi in vaporose volute di
drones rampicanti esemplari.
Quel che convince appieno è il
senso di compiutezza complessiva, l’inizio ombroso ed urticante di
Carbon Fianchetto che passa da possibile esplosione (che non
giunge mai) Wolf Eyes a distesa ambient d’alta scuola.
Un rincorrersi continuo sulle ali di un sentire
costantemente in bilico fra urlo trattenuto (Davis o Peter
Brötzmann
) e placide distese al chiar di luna di dark
ambient-avant
purgata da eccessi e dedita al morbo della
comunicazione.
Misteriose
fluttuazioni elettroniche aliene s’impossessano talvolta della scena
ma non è poi un male, l’epilessia al contrario di Systematic
Imbalance
ad esempio; s’intravedono anche filamenti d’ironia
sullo sfondo. Cosa chieder di più?
Dissolta
(speriamo per sempre) la patina colta rompicazzo di certe
produzioni (con la quale anche Kaiser spesso è convolato a
nozze in precedenza); vai che forse ci siamo veramente!
Trasversale
ed incubico, “Zugzwang” potrebbe divenire pietra angolare
se lo volesse, la splendidezza di Both Varied Situations ne
è dimostrazione piena e convincente; sfibrature chitarristiche
in libero deliquio (Experimental Audio Reserch in fase
terminale?) e carezzevole scalata elettronica para sinfonica da urlo
che muore di un vuoto acusmatico infestato da sinistre presenze.
McNalley
per l’attacco di Organic Symmetry corre anche il rischio di
beccarsi un bacio sulle labbra da parte mia (bleah!), dolce,
dolcissima ballata, di nuovo Davis e di nuovo Bailey, in una sala di
registrazione spenta; in punta di piedi ed a occhi chiusi.
Il
buco nero finale di Liquid Compensation,
detriti sparsi armonici su di una collina radioattiva; un capolavoro!

Per chi ha amato: i Work,
gli Abstractions, i God, i Fat, l’Elliott
Sharp
di “Larynx”, TG, Don Cherry, Chet
Baker
, Ornette Coleman, Anthony Braxton, ma anche:
Richard Youngs, Dna, Lustmord, Foodsoon;
PSI.
Questo disco è per tutti
voi.
Un’esoterica gemma.

Voto: 8

Link correlati:www.pfmentum.com