(Menlo Park Recordings8/Paperandironbooking 2006)
Grazie ai The Good Good (al secolo Natalja Kent, David Penn e Peter Woods) ho scoperto che nel cuore della Grande Mela, e più precisamente a Brooklyn, esiste un bosco incantato abitato da megafoni, miriadi di percussioni, bassi, chitarre, fiati e tastiere. “Furrows” , questo il titolo dell’ultimo lavoro della band newyorchese, è il risultato dell’unione di due differenti EPs: uno autoprodotto e l’altro edito per il solo mercato europeo. Sonic Youth e Young Marble Giants le influenze maggiori ma il dato di fatto è che “Furrows” (azzeccato anche l’artwork) splende di luce propria; mai boriosi né tantomeno a corto di idee, i The Good Good hanno saputo forgiare tredici piccoli gioielli di puro indie-rock. Il filo conduttore pare essere la tematica bucolica, come si evince facilmente da tutti i testi; tuttavia la claustrofobica dimensione metropolitana minaccia i soffici cori e le beate melodie che avvolgono l’album, inserendosi nel contesto con bordate noise e inserti di elettronica povera, come nel caso di Cloud Forest, dove una scarna batteria trip-hop fa da sfondo a sassofoni gracchianti e flauti impazziti. Spiccano inoltre Silhouette, Clouds e una Flies che parte lenta ballata acustica per poi sfociare in territori più consoni a gruppi come i Mum. Avanti così!
Voto: 8
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