(Discus records 2006)
In Martin Archer e Derek Saw incontriamo i deus ex machina del collettivo Hornweb, nato con precisione intorno al 1983: un periodo molto importante per entrambi i quali militavano parallelamente anche nello stralunato ensemble dei Bass Tone Trap, fantomatico combo eighties intriso di schegge jazz e punk.
Nella successiva decade gli Hornweb daranno alla luce tre LP – tutti quanti licenziati dalla Discus – che vedranno un continuo spaziare della line up, battezzata sotto forma di quartetto e allargatasi durante gli anni ad ampio sestetto. Dieci anni precisi di vita chiudono questa frizzante esperienza nel 1993 con le spalle colme di live in giro per la Gran Bretagna e non solo.
Nel modello iniziale del gruppo rintracciamo un impianto centrale eretto (principalmente) sull’utilizzo dei fiati e generosamente devoto a strutture di stampo jazz(Y) con un occhio mobile tra rivisitazioni R & B e swing à la New Orleans, insieme a schemi impro-avant più moderni e legati alla rivoluzionaria AACM: realtà osservata e studiata particolarmente con attenzione ed un pizzico di ‘invidia’ da Archer.
Dopo l’avvento del nuovo millennio Mr Discus decide di ritirare dal ‘baule impolverato’ del proprio background lo spirito degli Hornweb, convincendo l’amico Saw a riformare il gruppo e avvicinando a ciò anche il contributo percussivo di Charlie Collins: musicista che spazia dal vibrafono al waterphone, dalle percussioni metalliche alla mbira, dalla marimbula ad una vasta gamma di strumenti tradizionali.
Tali oggetti sono presenti al completo durante il cammino completo di “The Rosemary Songbook” venendo accostati al savouir faire multi-strumentale dei due fondatori. Altro nuovo input del gruppo, infatti, è quello di ampliare lo spettro delle conoscenze di ognuno verso più strumenti: partendo dalle mani di Martin che possiedono contemporaneamente sax sopranino, alto e baritono, clarinetto Bb e basso, armonica, software, loops e violino e approdando a Derek che focalizza l’attenzione su tromba, corno e tuba a dispetto del passato dedicato alla completa famiglia del sax.
Permangono elementi ‘primordiali’ come la brama per i canovacci swing e old time in genere, quanto per le climatiche jazz, ponderate tra umori mitteleuropei e divagazioni più dure e astratte (ancora l’AACM) che insieme alle prime molecole si sporcheranno maggiormente con scampoli di elettronica e un andamento, a tratti, delicatamente soffuso.
Alla nascita della registrazione tra gli scopi maggiori del trio vi era quello di incidere tutte mini-composizioni che non oltrepassassero la soglia dei tre minuti; premessa che osserviamo mantenuta e che occupa una costante peculiare in tutte le 25 ‘perle’di questo cd. Incuriosisce e allo stesso tempo attrae il consiglio dei membri di percepire l’opera in due diverse opzioni: ascoltandola sia attraverso la predisposizione originale della scaletta, sia mettendo in gioco un ascolto casuale e non programmato in partenza, mediante la modalità shuffle presente in ogni lettore audio.
Voto: 8
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