(Esquilo
2006)
Abbiamo da poco parlato del bel cd
solista di Günter Müller, “Reframed” su Cut Recordings,
un flusso di sottili e raffinate movenze ai limiti dell’ambient, ed
ecco tra le mani un suo nuovo lavoro in proprio (in realtà antecedente al
cd citato), per giunta doppio. E dire che avevo sempre
pensato a Müller, come ad un gregario, di lusso, per progetti
a più mani. Il primo cd raccoglie brani eseguiti dal vivo,
nell’arco temporale 2002-2004, catturati nelle locations di Sidney,
Parigi e Kyoto, mentre il secondo propone una rielaborazione in
studio dello stesso materiale. Tutta roba abbastanza interessante che
si ascolta con piacere, meno levigata ed ipnotica dei suoni contenuti in
“Reframed”, notare l’abbondanza di una certa componente low-fi,
ma spesso con quest’impronta molto sospesa, quasi lunare. In Sydney
non mancano i momenti di
rottura, fratture improvvise e pulsanti che intaccano l’andamento
galleggiante ed impalpabile della struttura generale, ma quello che
colpisce sono quegli echi quasi Brian Eno, anche
malinconicamente struggenti, che fanno capolino durante i 20 e passa
minuti del brano. Più
concitata, nervosa ed ansiogena Paris che
dopo una corsa metronomica con il fiato in gola, si inabissa in un
fondale di bleeps e suoni scuri. Ottima l’esecuzione di Kyoto,
forse la più avventurosa e meno
addomesticata del trittico live, in cui non mancano
situazioni molto trascinanti e d’effetto, come quella specie di ritmo
technoide ed alieno, sfuggente ma presente, che ad un certo punto si
fa largo nella performance. È un qualcosa difficile da
descrivere, un approccio sonoro di cui Müller (ma anche
un Norbert Möslang) è un vero maestro: è il
momento in cui la macchina accumula la massima energia prima di
rompersi, ed inscena la sua ultima danza deforme. Come già
anticipato il secondo cd riordina, rielabora ed enfatizza frammenti del primo,
utilizzando il computer e dei loops fatti girare su due iPods.
Se ce ne fosse bisogno, testimonia la grande padronanza di Müller del suo,
volutamente spartano, set-up tecnologico. Concludendo “Live
& Replayed” è sicuramente meno sorprendente rispetto a
“Reframed”, ma in ogni caso un lavoro onesto da parte di un
personaggio imprescindibile, per una certa scena musicale, quale l’ex, convenzionalmente parlando,
percussionista svizzero.
Voto: 7
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