(Music for Images Productions 2006)
È strano incontrare dopo la scomparsa del ‘movimento’ new age ancora qualcuno che si cimenti con una propaggine rischiosa, un detrito degli anni 80, un fuoco ormai sopito. Un percorso che -ancora più stranamente- è andato poi a confluire nel metal progressivo o in qualche soundtrack visionaria off-off-electro. Di queste propaggini, il concept di Giovanni Spinapolice è ricco: ricordi melo infarciti di suoni midi, appunti risalenti all’anno del dragone (1988), deviazioni progressive e barocchismi che svisano molte volte nel neoclassicismo che da un po’ di anni è tornato di prepotenza sui palchi (vedi Einaudi e compagnia suonante).
I riferimenti obbligati sono agli Art of Noise, a Ciro Perrino (caposcuola italo new-age) e a quella sensibilità orientaleggiante color pastello del primo Sakamoto. Dalle note di stampa il lavoro viene presentato come “una musica olistica… musica per l’anima, con una forza evocativa evocativa, sorprendente per la sua costante capacità di entrare in relazione con la ‘sfera mentale'”. Il CD presenta un senso melodico che soffre dell’assenza delle immagini. Una colonna sonora senza video, che resta in certi punti incompiuta.
Il lavoro del compositore foggiano prosegue, e prende la strada della video-music art (è infatti in progetto una realizzazione di corti accompagnati da musica originale). Questo primo lavoro può essere considerato un trampolino di lancio per una carriera sicuramente legata all’immagine. Un lungo ricordo di sonorità scomparse, quasi archeologia electro. Ora si tratta di ripartire e di comporre musica che stia in piedi anche senza bisogno di film. O no? Staremo a vedere. Buon viaggio.
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