Okkervil River ‘The stage names’


(Jagjaguwar/Wide 2007)

Quante volte vi sara capitato di ascoltare un pezzo che poi si fissa da subito nella testa e lì dimora per giorni e giorni. A me è successo con Our life is not a movie or maybe, apertura di ‘The stage names’ a riprova che questo è il disco pop degli Okkervil River. Potenza della melodia, del ritornello (When the breath that you breathed…), degli Uh Uh del coretto. Un bel sentire comunque che permane lungo l’intera durata di questa opera eccelsa e cinematografica composta da nove pezzi per una durata di una quarantina di minuti.
Poco importa rilevare che – forse – il precedente ‘Black Sheep boy’ era meglio sul piano delle singole composizioni: siamo sempre a un livello di eccellenza e, semplicemente, ‘The stage names’ è diverso, meno dark e più melodioso, con inserti orchestrali stile Motown – vedi A hand to take hold of the scene.
Will Shaeff si conferma songwriter sopraffino e la band è formata dai soliti ottimi strumentisti. Poco importano quindi le definizioni, qui c’è il folk, il pop e persino il soul, insomma la quarta opera del gruppo di Austin è disco rock a tutto tondo con un taglio cinematografico che emerge dal mood complessivo, dalle parole e persino dal booklet.
Menzione d’obbligo per la prima ballata del track list, Savannah Smiles, per A girl in port, e per la splendida John Allyn Smith Sails che contiene un inserto dedicato alla ballata pop-per-definizione Sloop John B. tratta dal capolavoro dei Beach Boys, ‘Pet Sounds’.
Disco perfetto per la stagione che sta per cominciare.

Voto: 8

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