(Tzadik 2007)
Va detto in partenza che “Asmodeus” non è di certo un cd da 110 e lode… ma neanche da semplice sufficienza.
Una tradizione, quella della superficialità, che con alti e bassi scorta già da tempo la produzione Tzadik e le stesse opere made by Zorn.
Che noia!
Accreditato bi-polarmente all’impulso creativo del compositore newyorkese ed all’eclettica e trascinante stimmung di Marc Ribot, “Asmodeus” è il settimo volume della saga Book Of Angels, anch’essa centrata nell’esecuzione di brani dall’ascendenza masadiana, o comunque debitori di remoti e occulti miti ebraico-sionisti. Un impro-work che va ad incunearsi costantemente nell’esagerato virtuosismo di Ribot all’elettrica, non comune al solito background e ‘cementato’ unicamente in un marziale tecnicismo, perfetto e ostentato con movenze al confine-netto con la volgarità del rock più becero e risaputo. Si viaggia su sentieri affini a quelli di hero-man della sei corde hard-heavy, come il bluesettaro Gary Moore ed il collega metallaro Yngwie Malmsteen, entrambi sfegatati e intrippati habituè di (iper)velocità estreme e scoloriti perfezionismi.
Questo è quanto… non vale neanche la pena ricordare la presenza parallela di Trevor Dunn al basso elettrico e quella di G. Calvin Weston alla ritmica; il primo ha scritto sicuramente prove migliori in ambiti hard-free-jazz, siglate col proprio nome, mentre il secondo si farà ricordare con più onore per i materiali più genuinamente afro-americani.
Ma d’altronde, non gli si può dare più di tanto colpa, l’insuccesso di questi manufatti zorniani è da accreditare esclusivamente al suo mentore che dovrebbe imparare a far riposare il cervello con intervalli (di scrittura e di produzione anche altrui) più lunghi e meditati.
Non se ne può più: non credo sia l’unico a lamentarmi della pecunia spesa, e subito buttata al vento, con nefandezze simili. Ci voleva John Zorn per farci sentire quaranta minuti di scontato hard-rock che dei, seppur “cafardi”, Deep Purple hanno rappresentato e suonato di sicuro con più pathos e originalità, e anche improvvisazione, tre decadi fa?
No… assolutamente no!
Mr Tzadik: un consiglio?
Faccia tesoro dei propri soldi, li risparmi, o quanto meno, li investa maggiormente in ristampe di materiale immortale e meraviglioso, come quello nipponico-colto del maestro Teiji Ito.
Lì, addirittura, si viaggia intorno al calare degli anni ’50, e nonostante ciò, si respira più futuro e complessità di ora.
Voto: 5
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