(Improvvisatore Involontario 2007)
«In ogni conflitto le manovre regolari portano allo scontro, e quelle imprevedibili alla vittoria» (da “L’Arte della Guerra”, Sun Tzu)
L’arte della Guerra, l’antico manoscritto cinese redatto dal maestro Sun Tzu, caposaldo dei trattati sulla guerra, e parallelamente sull’individualità più eclissata degli esseri umani, è il punto di lancio sui cui si inerpica filosoficamente la neonata esperienza del percussionista siciliano.
Francesco Cusa canalizza nella propria musica un ventaglio d’ispirazioni eclettiche e discordanti; classe, scioltezza, bravura, accuratezza da spirito pacato e preciso (appunto, Zen) architettano un manoscritto di suoni e tendenze che abbraccia tutto il contrastante e ‘agguerrito’ scenario musicale rilasciato dal ‘900.
Con tanto di prologo e relativo epilogo, si apre e chiude questa scossa interiore che il compositore subisce nell’animo, e che di seguito, concettualizza-alchimizza in materia, mediante la trasposizione in note di generi, forme, estetiche (soprattutto musicali) incastonate&amalgamate tra loro con un mood che, effettivamente, richiama lo spirito e il pathos per l’azione dei nobili guerrieri sino-giapponesi d’un tempo lontano.
Un ensemble considerevole, costituito da un manipolo di brillanti musicisti (sette, compreso Francesco) che messi a contatto, attraverso pratiche improv e pindariche saettate – ad esempio – tra enunciazioni avant-jazz e scorie free-rock made in Zappa, si fanno corpo unico; un tornado carico di emozioni, indivisibile e infermabile. Credo che neanche uno come John Zorn, da decenni habituè di esperimenti poli-estetici, sia riuscito a condensare con cotanta bravura un bagaglio stra-carico di materiale, affine a quello sciorinato dal gruppo in questione.
Lo dico gia da troppo tempo: la vivacità, la complessa creatività confacente al modo di esprimersi della nuova improvvisazione, raggiunge i più alti livelli di godibilità e astuzia presso i ristretti (ma neanche più tanto sconosciuti) circoli extra-colti ed extra-spontanei di casa nostra. Forse, il grigio caos della DownTown non infonde più di tanto buone vibrazioni ai propri artisti, mentre il caldo e radioso sole di Sicilia, sembra essere una delle panacee più adatte alla redazione di nuove angolature contemporanee.
Voto: 8
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