(Moonlee Records 2008)
Esce per la connazionale Moonlee Records il quinto album degli sloveni Psycho-Path: dalla cover e dal titolo era lecito aspettarsi un garage rock quantomeno grezzo e depravato, ma la cura dell’artwork e del packaging lasciava adito a più di un dubbio, presto confermati dal primo ascolto.
Attivi ormai da ben quindici anni, quello della band di Lubiana è un alternative rock di matrice statunitense che ha il suo punto di forza nelle chitarre, capaci sia di erigere muri di suono intonacati d’acido degni dei migliori Queens Of The Stone Age (Yukio Mishima Is Real, Musical Moment e War), sia di efficaci digressioni noise a la Sonic Youth, ascoltare il finale della già citata Musical Moment.
QOTSA e rispettivo deserto si ritrovano anche nei monoliti stoner di Lobo, You are Crazy e della conclusiva Battle Royal, marcia funerea in cui spicca il contrasto tra i toni più che bassi delle sei corde e la leggerezza della voce di Melèe, chanteuse del gruppo; proprio questo è l’altro elemento fondamentale degli Psycho-Path, a suo agio sia nei brani più spinti che negli episodi più distesi (a dispetto del titolo, Goddamn Cocksucker, e la psichedelia memore dei Mercury Rev di Bekkognition), acida, lasciva e trasognante al tempo stesso, che ha forse in Corin Tucker delle Sleater-Kinney il più vicino referente, New Blood e Clean Slate testimoniano.
Un buon album di ormai “classico” alternative rock: sicuramente non innovativo, perlomeno ben realizzato e con personalità.
Voto: 6
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Autore: alealeale82@yahoo.it