(ReR Records 2007)
Ascesi di un suono altero, questo ‘Tessuti’ di Paolo Angeli. Ascesi che si concretizza nella sua chitarra sarda preparata, sorta di strumento multi orchestrale che il nostro pizzica, percuote, suona con l’archetto dando all’anima dello strumento una voce che dialoga con il musicista. E gli permette di aprire al confronto con i brani che recano la firma di Fred Frith, Bjork e di Angeli stesso. Il nostro incide una serie di riflessioni velate sul senso del suono, sul senso della performance che si susseguono senza fratture, anzi si alternano con grazia e gioia. Da La pianta del piede con cui Angeli apre l’opera e che gli permette di mostrare senza pudore la sua arte compositiva, pennellate di suoni e umori vengono alla luce, esecuzioni dilatate e rimescolate, filtrate attraverso la chitarra sarda che rinascono a nuova vita e riaprono ad interpretazioni di senso. Come Lelekovice di Frith, lacustre e lunare; oppure One day di Bjork che Angeli reinterpreta con una sorta di improvvisata ansia esistenziale, aprendo ad un’attesa che si concretizza in parte nella fine del brano. Come anche Tessuti del nostro, che rimanda ad un desiderio di creare un mondo fatto di una ininterrotta girandola di suoni e colori. Un album di rivelazioni e aperture, senza mezzi termini un capolavoro.
Voto: 10
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