Expo ’70 – Be Invisible Now! ‘Split’

(Kill Shaman/Boring Machines 2008)

La statunitense Kill Shaman e la nostrana Boring Machines mettono insieme energie e artisti per questo riuscitissimo split che vede protagonisti Expo ’70 aka Justin Wright da Kansas City, e Be Invisible Now!, progetto solista del trevigiano Marco Giotto: due i brani a testa, oltre 40 minuti il viaggio; a due mani anche artwork e layout, risultato un bel digipack retro-futurista sia alla vista che al tatto.
Split riuscito dicevamo, anche grazie al fatto che i due artisti condividono precisamente gli stessi gusti musicali, fatti di psichedelia/ambient di stampo kosmico (Tangerine Dream, Ash Ra Tempel i riferimenti più immediati), sonorità drone zen proprie di Earth e prole, e soprattutto atmosfere sci-fi tanto care al grande regista/musicista John Carpenter.
Prima parte di Expo ’70, che con Heir of Serpents si immerge subito in uno spazio oscuro fatto di synth e tastiere, puntellato di eco disciolte in acido; vuoto da cui emerge, o finge di emergere con un’ossessivo riff di chitarra acustica
altrettanto aliena e quindi con un’accoppiata di chitarre elettriche che incidono un blues lisergico, desertico e ancor più ossessivo.
Niente chitarre invece nell’incubo inquietante di Seeker of Sonic Aureas, battiti sintetici ossessivi come una clessidra sopra un baratro di frequenze basse, cupe: un buco nero di angoscia e gelo che non lascia scampo.
Tocca quindi a Be Invisible Now! e alla sua I Fiori Devono Morire, che con atmosfere intrise di fantascienza carpenteriana è un continuum logico del brano precedente, dal quale però scarta nella seconda parte per la fisicità di un drumming tribale e incessante. Drumming che nella conclusiva L’ultimo Giardino Dietro La Chiesa si trasforma in beat digitale e metallico: se il nichilismo dei brani precedenti lasciava presagire la possibile sconfitta dell’uomo per opera della macchina, qui è già avvenuta. Non c’è spazio per angoscia, inquietudine o paura, in quanto non esiste più soggetto pensante capace di provare tali sentimenti.
La perfetta conclusione di un ottimo film di science fiction, diretto da due registi dal sentire simbiotico: mai split fu più azzeccato.

Voto: 8

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Autore: alealeale82@yahoo.it