(7272music)
Non avevo mai sentito parlare, debbo confessarlo candidamente, di Matt Weston prima d’ora. Poi mi è capitato tra le mani questo cd, dalla grafica minimale fino all’inverosimile, in cui predomina un esangue biancore e due disegnini ocra, delle sagome di folla manifestante (front) e una sedia pieghevole (back). Matt Weston è un percussionista-compositore americano con diversi saggi discografici a proprio nome già alle spalle e collaborazioni di spessore tra le quali non possiamo non nominare William Parker, Milford Graves, Ken Vandermark e l’immenso Bill Dixon.
È un disco, quindi, di un batterista solista. Ma non solo. Non ha nulla a che vedere con i policromi percussionismi solitari di un Eddie Prévost o con i tonitruanti e sgomitanti tambureggiamenti di Milford Graves. Qui c’è molta elettronica, dal gioco degli amplificatori (Millions of Yeah) a ronzanti disturbi simili a zampogne cibernetiche (Something Sensational In Every Issue), elettronica che prevale sulle percussioni fino a farsi percussione essa stessa, annullando l’urgenza della pulsazione in un magma tutto da decodificare. In questo disco troverete, come un estremo manifesto di coraggio, un assoluto sberleffo sonoro, tutti (e dico tutti) i suoni “sgradevoli” che orecchio umano medio possa tollerare. Stridii, cigolii, sferzate, crolli metallici, scatenamenti molibdenici in sfrenate officine inumane. Ergo, se avete orecchie “medie”, semplicemente lasciate perdere; se invece vi sentite in grado di superare la soglia o se ve la siete lasciata alle spalle da un pezzo, andate pure senza timore.
Voto: 6
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Autore: belgravius@inwind.it