(Die Schachtel 2008)
Ospite dell’italica serie Zenit della Die Schachtel, il nuovo cd di Belfi (per quelli dell’ultima ora: batterista dei ‘modernisti’ Rosolina Mar, anima dei Christa Pfangen con Mattia Coletti e membro dei nostrani Medves) s’incastra nelle coscienze provocando minor senso di dispersione rispetto al precedente capitolo su Häpna. Le vistose distanze con “Between Neck & Stomach” confluiranno all’unisono nella separazione, direi riuscita e intelligente, da amorosi entertainment bucolici, facili prede di un linguaggio derivativo dell’avant-folk-minimalista contemporaneo. Quattro sezioni spoglie del nome concretizzano il mood e i successivi risvolti di una suite intrinseca per la sua globalità, avallata dal rodato set alchemico-strumentale di batteria, percussioni e tessuti elettronici. Belfi raffina il proprio ego per l’essenzialità e una mitigata reiterazione dei tempi e dei ritmi. Attraverso inusuali poliritmie si allacciano e slacciano perennemente materiali eterogenei: ondosità percussive con un nonsoché di Madre Africa mescolate a tempo con i vaporosi ingressi del soggetto elettronico. Pensate se lo spleen post dei Labadford comparisse remixato da Jason Kahn e Günter Müller? Se gli onirici bricolage del brasiliano Didac P. Lagarriga (Un Caddie Reversé Dans L’Herbe per gli amici) suonassero meno solari e più oscuri? O ancora se il fiero-taglio black di Max Roach e Milford Graves diventasse materia di studio prediletta degli affiliati alla Mego?
Dentro “Knots” si scoveranno solo ¼ di queste fantasie, perché ovviamente sono frutto di impressioni unicamente personali. L’unica ipotesi capace di trasformarsi in realtà assoluta è che Andrea Belfi, detto alla spicciola, firma senza ombra di dubbio un lavoro epocale.
Tra i momenti topici dell’elettro-acustica europea di questi anni.
Voto: 10
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