(Innova 2008)
Mark Applebaum è un tipo bizzarro. Bizzarro è innanzitutto il suo aspetto: pur essendo egli un compositore con un vasto numero di registrazioni all’attivo, nonché un rispettato insegnante di composizione, il suo look da capellone riccioluto ricorda un hippie anni sessanta. Bizzarri sono anche i titoli dei suoi brani: tema in cerca di variazioni, antropologia marziana, il pupazzo di scimmia (che campeggia sorridente nella copertina del cd), e via dicendo. Ma soprattutto ad essere bizzarro è il suo credo compositivo, riportato nelle note di copertina, nel quale Applebaum dichiara di non seguire i principi classici dell’unità, della coerenza, della chiarezza e della proporzione; ciò che egli persegue è piuttosto una musica oscura, sproporzionata, incompleta, contraddittoria. Purtroppo alla volte ci riesce: alcuni brani sono a mio avviso caratterizzati da un caos che non trova consolazione nemmeno nel colore orchestrale, anch’esso altamente disturbante. Per fortuna in alcuni brani Applebaum si ricorda che quei principi da lui disprezzati sono indispensabili all’Arte, e i risultati sono apprezzabili, come nelle variazioni sulle variazioni di Mozart, dove un brano di Mozart è distorto dal pianoforte preparato e eseguito su più strumenti, producendo un suono ingenuo, primitivo, festoso; o nel brano finale (che dà il titolo al cd), le cui strutture ritmiche ricordano la vitalità ironica del Nancarrow interpretato dall’ Ensemble Modern.
Voto: 6
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