(RecBedRoom/5ive Roses 2008)
Lastre di ghiaccio luccicanti al sole, arbusti che sbucano dalla neve, una brezza leggera ma tagliente che si insinua nelle ossa. Questo l’immaginario evocato da Il Cielo Di Bagdad, ensemble campano (sì, avete letto bene) attivo da 4 anni che presenta il suo primo full-lenght. Nonostante la provenienza geografica e il nome del gruppo possano suggerire tutt’altra musica, siamo al cospetto di un dream-post-rock strumentale con aliti ambientali e tendenze sinfoniche, dalle parti degli ultimi Sigur Ròs per intenderci. Un’immersione in atmosfere solari e al contempo malinconiche, che manca però di originalità in un ambito nel quale gli islandesi hanno già fatto e detto molto.
E’ un disco che vuole turbare e cullare questo “Export For Malinconique”, ma in realtà non riesce mai a scuotere veramente, anzi l’ascolto diventa via via più pesante procedendo verso la conclusione.
Dopo la delicata e minimale intro Stanno Tutti Bene, A Day Of Wool è una passeggiata stanca e travagliata che cerca di esplodere in un finale liberatorio, senza però riuscire appieno nell’intento. First Light Of Morning descrive in musica lo schiudersi del primo sole primaverile, cadenzato dal ripetersi di ossessivo di 4 note di piano sul quale si innestano loop sintetici sibillini, archi lisergici e battiti ipnotici che popolano di vita l’ambiente sonoro. Export For Malinconique si apre con un gorgoglio oscuro e sinistro che farà da sostrato a tutta la traccia, per poi lasciare il passo a una mesta melodia di piano popolata di spiriti. Save Your Forest è un cristallo che cova forme piene di vita pronte a frantumarsi. Mr.Butterfly è un viaggio tra sterminati prati verdi sulle ali di una farfalla appena uscita dal bozzolo. L’Ultimo Gesto (forse il momento migliore del disco) è il vagito solitario che emerge da grotte di ghiaccio per farsi appello supplichevole e allucinato alla Madre Terra. Tra colori e suoni vibranti di un tardo pomeriggio si dimena Magic Bus, prima di immergerci nell’ultimo sole di Sunday Afternoon, che ci prepara al ritorno al focolare domestico dopo questo percorso mistico e solitario tra le emozioni della natura.
Un album che smuove il cuore, lo coccola e lo scuote, ma che tende a riproporre la medesima struttura interna ad ogni traccia, risultando ripetitivo e faticoso. La stoffa c’è, serve maggiore originalità per non scadere nel melenso.
Voto: 6
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