Into My Plastic Bones ‘Hidden Music’

(Autoprodotto 2008)

“Hidden Music” è l’esordio sulla lunga distanza dei torinesi Into My Plastic Bones. Nato nel 2006, il gruppo dà subito alle stampe un breve ep strumentale (“Words I Do Not Say”), seguito da un’intensa attività live a Torino e dintorni.

Quest’ultimo lavoro, in larga parte strumentale, guarda all’hardcore e al metal innestandoli in una struttura quasi post-rock, creando una miscela esplosiva e assai originale.

Spycam on your back apre il lavoro in maniera decisa e senza fronzoli. Paracetamolo è debitrice, specie nell’attacco funkeggiante, di certi Primus. Una solenne preghiera introduce e si insinua tra le pieghe indiavolate in Screwed Finger, prima traccia dell’album a dar spazio alla voce distorta di Leo, il batterista del gruppo. Lovely Lovely Lovely flirta col post-rock più tradizionale, pur mantenendo una venatura hardcore molto presente, con un incedere grave e pesante e urla al limite del metal. La cupa tenerezza a-là Slint di D sembra essere fatta apposta per smorzare un’aria che si era fatta strada facendo più pesante, pur non rinunciando ad un ritornello con tanto di voce fortemente distorta (forse troppo, visto che si fatica a distinguere le parole). Johnny Cage (Private Life) è lo strano tributo a uno dei personaggi del videogioco Mortal Kombat. Toxicology scorre via incalzante ma senza sussulti e apre la strada a Camel Tsunami, traccia spezzata in tre parti che chiude il disco riportandolo in terreni funk-hardcore.

In definitiva, un disco molto interessante, con alcune cadute nell’ordinario, ma che denota ottime qualità per un gruppo con soli 3 anni di vita. Godibile e ben fatto.

Voto: 8

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