(Ribess Records 2008)
Il progetto Lilli Burlero nasce nel 2003 dalla mente di Alessandro “Re Miurgo” Gentili (autore di testi e musiche) e Marco Trentin. Dopo la pubblicazione dell’EP autoprodotto “Glumness”, i due realizzano il primo full-lenght nel 2005, “Aulacamera”, che li impone all’attenzione della critica. Dopo un altro paio di album (“Il Direttore Del Pubblico Macello Di Via Condotti” e “A Cavallo Del Deviatore”), al duo si unisce il polistrumentista riminese Matteo “iMago” Agostini.
Il nuovo lavoro “Culto Cartoon”, è parte integrate di un trittico «che – come ha spiegato Gentili stesso – uscirà in tempi diversi, in sottili confezioni-culto cartonate. Alla fine potranno essere raccolte in cofanetto. Ci sarà anche una guida per orientarsi nel mondo della colonia Salom, con tanto di cartine, fumetti, storielle e frammenti di ogni sorta» .
La colonia Salom, cui si allude nel precedente paragrafo ed anche nel booklet del cd, «è una piccola penisola il cui terreno è sorto dalla doppia sedimentazione di materiale vulcanico e fluviale». Famosa per la sua produzione di caffè, durante la notte di S. Giovanni del 1929, «bande di lavoratori delle piantagioni organizzate in circoli clandestini presero d’assalto i quartieri dell’Aulacamera, ultime e deboli vestigia di quell’impero che li aveva tenuti uniti e schiavi per secoli. La colpa, ora ne sono certo, fu del caffè o meglio di qualcosa che si sprigionò da un diverso modo di prepararlo; contenimento, dosaggio, clima, pressione, conservazione, tradizione, propaganda; dall’infuso si è passati alla Moka che con il suo aroma è capace di trasformare un’innocua capretta da pascolo in una bestia più feroce di una tigre. Nel giro di una decina di anni, Salom venne riconvertita a colonia turistica e degli anni della dominazione oggi rimane solo una decadente imbrattatura di rovine».
Scopo dei Lilli Burlero è quello di raccontarci questa storia. Ed in “Culto Cartoon” lo fanno ricorrendo ad una miscela di pop, folk ed elettronica a dire il vero scarsamente convincente. Certo, interessante è il contrasto che spesso caratterizza i loro pezzi tra spirito circense, (lunaparkesco, se ci passate l’espressione) ed una certa cupezza di fondo, ma brani come Il Divertimondo, L’Enigma Degli Howard, Il Circolo Di Agata, Amelia – Una Notte Di Tragedia, Il Cimitero Di Bambole, Il Chiosco, La Ruota e La Cena Di San Giovanni, pur presentando arrangiamenti ricercati e strutture intriganti (si ascolti, ad esempio, Il Circolo Di Agata), risultano nell’insieme poco coinvolgenti emotivamente. Solo Il Tramonto Della Famiglia Camporesi centra, in questo senso, il suo bersaglio.
Nel complesso, dunque, un disco che, nonostante il concept, la preparazione, la voglia dei musicisti di non essere banali (va menzionato a questo proposito anche Stefano Rossi alla fisarmonica e alle tastiere) e qualche buono spunto, passa inosservato e lascia piuttosto freddi.
Voto: 4
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