(Hysm? 2009)
“This Is Not Woodstock”, è poltiglia kraut,
diluita in salsa post industriale/isolazionista irrancidita.
L’estate
dell’amore, diventa una spiaggia livida, dove i detriti si ammassano
sul bagnasciuga deserto.
Brani fatti di scorie, scarti e memorie
(il bellissimo tris iniziale…).
Mesta che ti rimesta, fra le
mani, ti ritrovi appiccicate, alghe muffite Faust, meduse
mollicce, fra Skullflower e Can, che appena le rigetti
in acqua, si allontanano veloci, rotolando ritmicamente (Woodstock),
una leggera tendenza elettronico/alienante, che striscia subdola fra
le mura domestiche, ed un rumore di fondo (di quella Woodstock
antica, che incubicamente scivola nel fango sino ed oltre la
gola…), che saetta spesso fra le pieghe del suono, un ricordo di
chitarra elettrica, una melodia strapazzata, materia che non può
più essere (Heiwa, Dry Clean Only, la
depressione floydiana di Bior…).
Piero
Prudenziano, perso fra chitarra elettrica, acustica e giocattolo,
basso, tastiere e voce, registrazioni per strada ed in mensa, vassoi
con oggetti vari ed eventuali, più cose strane becca sempre
la palla.
Ed il suo stile, sinistro e solitario, poche speranze
lascia, al futuro incombente, sfatto, infetto e strapazzato.
Fra
squinzie biondine e nani rialzati.
E intanto Clov spinge
avanti il suo macigno.
Voto: 7
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