(Dizlexiqa/cap06 2009)
Solo chi ama profondamente una città in decadenza e prova rabbia per ciò, potrebbe produrre un disco poetico e gintoso come “La Corte”, quarto lavoro di questo trio milnaese, formatosi nel 2000.
Questo disco può essere considerato a tutti gli effetti un concept album, dato che gli otto brani vengono considerati dal gruppo otto capitoli di un romanzo popolare. La corte è il luogo simbolo della Milano operaia e laboriosa di un secolo fa, ma è anche il rapporto con il potere ed il rifiuto della sua brutalità e della cecità delle autorità precostituite. I Jerrinez sono ben consapevoli della decadenza che sta vivendo la loro città e proprio per questo non la accettano, così hanno deciso che ad ogni acquirente del disco verrà regalato un tulipano per ridare colore a Milano.
Consideriamo poi che questo gruppo appartiene alla tradizione dei centri sociali e delle occupazioni.
Andando alla musica, il lavoro è lodevole, non solo per l’intenzione appena descritta, ma anche per la completezza dei suoni, dato che la rabbia emerge tanto nell’harcore di scuola Kina – Gli aeroplani cadono de La lingua batte, quanto nella sottile ironia, condita ancora di hardcore di Banani . la completezza di questo disco emerge poi nell’omaggio a Miles Davis in 24 Miles , grazie alla collaborazione del trombettista Guido Mazzon, e nel valzer francofono di Bohemien, fino al rock squadrato ed irruente di The bees are running.
Almeno sappiamo che a Milano c’è ancora qualcuno disposto a far risollevare la città e che non si lascia intimidire dalla produttività e dalle infrastrutture a tutti i costi.
Voto: 8
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