(Pezzente Produzioni 2007)
Del buon Malagnino si sente parlare nell’underground italico da ormai diversi anni ma solo ora mi arriva tra le mani uno dei suoi dischi, a più di due anni di distanza dall’uscita. “Pop” si configura come tutto ciò che pop non può essere nel senso in cui noi lo intendiamo a livello musicale. Se da un lato qualche brandello di melodia è riscontrabile qua e là a spasso per il disco, in generale l’idea artistica è quella di inglobare in sé stessa ciò che di musicale c’è nel mondo contemporaneo: cellulari, automobili, rumori d’ambiente si mescolano a voci, chitarre e samples vari creando un universo sonoro postmoderno d’impronta quasi dada. Riferimenti? Concettualmente difficile trovarne, ma scavando qua e là però si possono riconoscere singulti del primo Bugo, barlumi d’improvvisazione a – là Residents e un’attitudine che dal lo – fi vuole spingersi alla ricerca della melodia avvicinabile in qualche modo a Daniel Johnston.
Ma sono solo tentativi di imbrigliare un lavoro entro limiti musicali che non può avere. “Pop” è un virus che circola nel corpo dell’underground musicale, e come questo si pone a metà tra la vita e la non – vita, esso si pone a metà tra la musica e la cacofonia più pura, la mera registrazione del suono del mondo contemporaneo.
Tentiamo comunque di descrivere i diciotto minuti di questo lavoro: Io Ballo Con Le Babbucce apre il disco facendoci ascoltare il canticchiare sotto la doccia di Marino, interrotto dallo squillo di un cellulare (un Nokia 6020, precisa il nostro nel “booklet” allegato al disco); si sente un’altra voce parlare all’altro capo del telefono, ma presto tutto si interrompe e parte una sorta di swing anni ’30 che dopo pochi secondi si trasfigura in una filastrocca country a bassa fedeltà con violino e pianoforte che si richiude sul rumore dell’acqua che scroscia giù dalla doccia. Ce ne sarebbe già abbastanza ma invece è solo l’inizio. Brano In Attesa Di Titolo è una melodia sintetica a bassa fedeltà suonata con un Sony Ericsson Z600 (!). Malagnino si mostra meno sbarazzino di quanto non voglia apparire e in BCE accusa il modello bancario internazionale con la forma di un lamento ubriaco a base di xilofono e altri marchingegni. USA Il Napalm Sakashita si nutre di campioni elettronici e voci porno sotto una ritmica incessante e sinistramente ipnotica. Bum! Bum! Bum! è un cut up di improvvisazioni guidate assai variegate che parte da una melodia spensieratamente pop che si trasforma in un dialogo da film western accompagnato da una chitarrina blues; la deriva metallica è però in agguato, tra pennate furenti, spari e urla da saloon che si sciolgono in un grumo di chitarre gorgoglianti. Intervista torna a fare critica sociopolitica, equiparando militari e killer, separati solo dal regime di legalità entro cui operano i primi. Il “rombo” di una Lancia Y apre L’Uomo Impegnato, traccia di chiusura del lavoro, con uno strano duetto di cellulari e frasi sghembe buttate qua e là.
“Pop” è il disco pop nel senso pieno del termine: popolare perché vicino alla quotidianità, legato a doppio filo ad essa, diretto e senza mediazioni. Se il suo vestito da divertissement senza senso abbaglia e fa sorridere, istanze ben più serie emergono a una lettura più attenta. Malagnino fa una critica che è da un lato meta-musicale, con una scelta di autoproduzione a bassissima fedeltà che cerca la musicalità nell’essenza degli oggetti della postmodernità, e dall’altro sociale, con attacchi forti alla società capitalistica contemporanea. Breve e intenso, colpisce e scuote come un fulmine a ciel sereno.
Voto: 8
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