(Crónica/Dense 2008)
Esposizione sonora d’interiora berlinesi.
Quelle
costituite per capirci, dai piccoli spazi aperti, nel retro delle
case, delle botteghe.
Luoghi usati di massima, per parcheggiare
una bici, gettar rifiuti o per dare asilo al motore di un frigo; di
un condizionatore.
Esposizione d’interni dunque.
Lo
svizzero Gilles Aubry, vive a Berlino dal 2002, si occupa di
installazioni acustiche ed ama le registrazioni ambientali.
E
Berlino, di materiale da scovare e trattare, ne offre
parecchio.
Piccole bolle di suono, che erompono dalla monotonia
quotidiana di facciata.
Il retro, è un brulicare di vita
infinitesimale.
Fissità metalliche quasi in loop,
ventilatori sfondati che vibrano roteando, le voci dalle finestre, il
traffico attutito dalla svolta di un angolo, l’immondizia
trattata.
Non pacificante, ma neanche sinistro.
Intrigante per
chi ha trascorsi industriali d’impronta dark ambient, meno facile per
chi non è avvezzo a proposte del genere.
“Berlin
Backyards”, ondeggia, fra il colloquiar sommesso, di un’istante
statico, e lo stordente elevarsi di una cinghia di trasmissione in
movimento.
Con nel mezzo voci, cinguettii e balbettamenti
meccanici.
Onestamente, senza forzature.
Ricordandoci, che la
realtà, è una questione di percezione.
E questa, è
una bella questione.
Voto: 7
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