Bologna Violenta ‘Il Nuovissimo Mondo’

(Bar La Muerte 2010)

“Dramma in XXIII atti sulla sorte del mondo e sul declino del genere umano”, recita il sottotitolo dell’album di Nicola Manzan, alias Bologna Violenta. Il trentaquattrenne musicista trevigiano, diplomato in violino, non è esattamente un novellino: ha alle spalle collaborazioni con artisti del calibro di Baustelle, Paolo Benvegnù, Il Teatro Degli Orrori, Offlaga Disco Pax, Ligabue e Moltheni (giusto per citare i più famosi) ed un primo omonimo disco a nome Bologna Violenta autoprodotto nel 2005. Come il precedente lavoro, anche “Il Nuovissimo Mondo” (uscito per Bar La Muerte) è composto da violentissime schegge sonore (ventitré, per la precisione, per un totale di quasi venticinque minuti di ascolto) all’insegna di un electro-grindcore che è un continuo assalto ai timpani e al sistema nervoso dell’ascoltatore. I testi (recitati da Gianmarco Busetto, Emauela Masia, Luca Nichetti e Antonio Mazzarre) rivelano una visione a dir poco pessimista della natura del genere umano, composto da una massa di individui mostruosi e gratuitamente crudeli, intenti a sbranarsi gli uni con gli altri e perciò destinati all’autodistruzione.
Il disco, dunque, sembrerebbe a prima vista avere tutte le carte in regole per collocarsi tra i lavori più significativi del 2010. Tuttavia, i buoni momenti (il tecno hardcore della tite track, i poliritmi drum ‘n’ bass di Trapianti Giapponesi e La Mattanza, Stronzi, degna di Alec Empire, i cut ‘n’ paste deliranti di Maledette Del Demonio, Il Trionfo Della Morte – in cui compare persino un campionamento da Mozart – e Una Buona Cosa, e il rifacimento di Blue Song, tema firmato dai fratelli Maurizio e Guido De Angelis per il poliziottesco del ’73 “Milano Trema: la polizia vuole giustizia”, diretto Sergio Martino), non emendano il disco da una sgradevole sensazione di incompiutezza: i brani, a nostro avviso, avrebbero avuto bisogno di qualche minuto in più per dispiegare appieno le loro potenzialità. Oltre a ciò, va rilevato poi come “Il Nuovissimo Mondo” suoni alla lunga un po’ ripetitivo e meno originale di quanto non potrebbe sembrare ad un primo impatto.
Ad ogni modo, Manzan ha dimostrato un notevole coraggio nel produrre un album totalmente avulso dalle regole del music-biz, e perciò almeno mezza stelletta in più la merita.

Voto: 6

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