(Warner Bros. 2009)
Incredibili Mastodon. Non sbagliano un colpo. Dopo il folgorante (e durissimo) esordio del 2002, “Remission”, il concept album su Moby Dick “Leviathan” (2004) ed il successivo “Blood Mountain” (il loro best seller, anno 2006), Brent Hinds (chitarra e voce), Bill Kelliher (chitarra), Troy Sanders (basso e voce) e Bränn Dailor (batteria) tornano sulle scene con l’attesissimo “Crack The Skye”. Ed il risultato, diciamolo subito, è un capolavoro.
Rispetto all’esordio, con il passare degli anni il sound della band s’è fatto via via più melodico, forse a tratti persino più morbido, ma ne ha sicuramente guadagnato in complessità e raffinatezza compositiva – senza per questo rinunciare alla visceralità. E “Crack The Skye” ne è la dimostrazione. Sette tracce che mescolano abilmente, in strutture progressive dalla vertiginosa imprevedibilità, death metal, trash, hardcore, hard rock psichedelico e persino tensioni post. Oblivion, con i suoi aromi seventies, la magnifica The Czar, suite articolata in quattro movimenti (Usurper, Escape, Martyr e Spiral), Ghost Of Karelia e The Last Baron sono i brani che forse meglio di altri esemplificano l’equilibrio raggiunto dalla band di Atlanta tra cerebralità e visceralità, tra aggressività sonora (merito soprattutto del lavoro alla batteria di Dailor, che pesta come un ossesso sui tamburi, ricavandone un suono cupo e martellante), slanci epico-lisergici (i dialoghi tra le sei corde di Kelliher e Hinds) e maggior articolazione strutturale. Da segnalare, inoltre, la presenza di nella title-track di Scott Kelly dei Neurosis.
Imperdibile.
Voto: 9
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