Kim Ellis ‘The Music of Copland and McKinley’

(Navona Records 2009)

Il clarinetto, o meglio, i clarinetti, sono i grandi protagonisti di questa nuova uscita discografica della Navona, che ci ripropone uno dei classici della letteratura per clarinetto e orchestra, vale a dire il Concerto per clarinetto di Aaron Copland, e ci presenta in prima assoluta due composizioni di William Thomas McKinley, che di Copland è stato allievo. Il concerto di Copland con cui si apre il cd si divide in due movimenti, che vanno però eseguiti senza interruzione. Il primo movimento si apre con una soave ed amorosa melodia affidata al clarinetto, che si estende sull’ampio paesaggio disegnato dagli archi e colorato dall’arpa. Dopo qualche minuto, l’accompagnamento orchestrale cede il passo e lascia in primo piano il clarinetto, il quale si esibisce in una cadenza vivace e dal sapore popolaresco. La conclusione della cadenza coincide anche con l’inizio del secondo movimento del concerto, in cui l’orchestra interagisce in modo assai più intricato con lo strumento solista, dando vita a passaggi ritmici carichi di energia e swing (vale la pena ricordare che il concerto fu scritto per il grande jazzista Benny Goodman) che si intensificano man mano che si avvicina la gioiosa conclusione. La successione di eventi musicali appena descritta può essere a mio avviso interpretata come il passaggio da uno stato di sogno ad occhi aperti (inizio prima parte) ad una presa di coscienza della realtà e al decidersi per la realizzazione dei propri sogni (cadenza); realizzazione che ha luogo nel secondo movimento. Volendo arricchire ulteriormente la storia raccontata dalla musica di Copland, si potrebbe immaginare una persona che dalla tranquilla vita di campagna decide, mosso dai suoi desideri più intimi e dalla sua risolutezza a porli in essere, di avventurarsi nella vita di città e di mettersi in gioco rapportandosi ad altre persone, a situazioni intriganti e imprevedibili, a ritmi di vita più veloci e frastagliati. La conclusione affermativa del Concerto ci fa anche presupporre che l’individuo riesca nei suoi intenti e che la storia abbia quindi un lieto fine. La vita di città cantata nel secondo movimento del concerto di Copland è anche, metaforicamente, il soggetto del Concerto per due clarinetti di McKinley, dove i ritmi irregolari, gli assoli jazzistici, le atmosfere concitate, sono tutti portati all’eccesso, esaltati fino al parossismo, accelerati freneticamente, grazie a una scrittura densa e a un’orchestrazione che fa ampio utilizzo di strumenti percussivi. McKinley è però abile nel non farci perdere la bussola all’interno di questa rincorsa che ci concede pochi attimi di tregua, i quali ci riportano idealmente e momentaneamente indietro nel tempo, agli inizi del Novecento, per poi farci ripiombare nei tumulti dell’età contemporanea. Strepitosa la prova dei due solisti, Kim Ellis e Richard Stoltzman, che danno sfoggio della loro bravura anche nei sei brevi duetti di McKinley che concludono questo intenso ed appassionante cd della Navona.

Voto: 8

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