(Touch 2010)
Field recordings di provenienza urbana disparata (Svezia, Islanda,
Norvegia, Inghilterra, Giappone, Portogallo e Germania),
intromissioni acustiche (chitarra, organo, viola, subharcord),
manipolazione digitale.
Questo, da sempre, il lavoro dello svedese
Bj Nilsen (noto anche come Hazard).
“The
Invisible City”, propone un suono, che verrebbe quasi da
definire storicizzato.
Al pari di altri artisti similari, come
Fennesz, Philip Jeck, Biosphere, gli SPK
di “Zamia Lehmanni”, William Basinski, Illusion
Of Safety.
Pulviscolo post industriale, che offusca
l’orizzonte.
Ambient scabra e tormentata, dai forti effluvi
cinematici.
Dissezioni al microscopio, che mostrano crepe nel
tessuto quotidiano, esplorazioni notturne, alla ricerca di produzioni
acustiche autonome.
Lavoro di mirabile cesello, fra strutture
flebilmente mormoranti, e filamenti acustici, inquieti e
dronanti.
Come nel precedente “The Short Night” (la
notte e gli spazi artici), a risaltare, è un possente senso,
di febbricitante vertigine statica.
In Gradient, fra
chitarra acustica, feedback e Hammond virtuale, si scorgono anche
tratti Popol Vuh (circolarità che si ritrovano nel
tempo…).
Un processo di sedimentazione sonora, che per
accumulo spontaneo, sfocia sovente, in territori radianti alla
Niblock (il colpo in petto, è in quel caso, amplificato
a dismisura).
Sperimentazione pubblicamente discreta e senza
tempo.
Eccitazione dei sensi e corpi in fase riposo.
Una febbre
salutare.
Voto: 8
Link correlati:Touch Music Home Page