(Innova 2010)
Come una navicella spaziale aliena (marziana?) che atterra sulla Terra, il gruppo Beta Collide fa il suo ingresso nel pianeta della musica contemporanea, andando subito a occupare un territorio tutto suo, portando con sé una buona dose di arditezza e sfrontatezza. La musica da loro eseguita sembra trasportarci in un’altra dimensione, un po’ sinistra e misteriosa, di cui poco ci suona familiare. Le lande abitate dal surrealismo grottesco di Ligeti, dalle ossessioni ritmiche di Rzewsky, dalle sperimentazioni elettroniche post-ambient di Vitiello, o dai bizzarri fraseggi dell’assolo disegnato da Robert Erikson, sono lande desolate, la cui estraneità è acuita dalla combinazione inedita di sonorità che i quattro musicisti (flauto, tromba, pianoforte/celesta e percussioni) sono in grado di generare. Ma poi ci pensa Robert Kyr, con il suo poetico canto invocante una qualche presenza, e (udite udite) i Radiohead (proposti a fine disco) a farci intuire una qualche traccia di umanità − che per ora rimane sussurrata, ma che forse il gruppo ci mostrerà gradualmente, negli anni a venire, con le prossime (si spera numerose) performances discografiche. C’è vita su Marte.
Voto: 7
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