(Soul Craft Records/Vacation House Records 2009)
I Green Arrows lasciano abbastanza perplessi, non c’è dubbio. Sì, perché da un lato di band che mescolano e fondono stili ne ascoltiamo tutti i giorni, ma dall’altro lato, per loro sarebbe più giusto usare termini come ‘cozzare con tutta la tecnica di uno scontro frontale tra due tir a duecento all’ora’.
Come faccio a dimostrare questo postulato? Vediamo, i nostri amici delle frecce verdi sono molto incavolati. E questo ci tengono a farcelo sapere in ogni testo impegnato, nei pezzi in inglese discretamente incomprensibili e nel forzatissimo cantato in italiano simil-rap che va a stendersi sui brani, appunto, con la stessa grazia classica della moglie cicciona sul marito mingherlino.
A fronte di pezzi che schiantano insieme hardcore e nu-metal come l’iniziale G@ v.2.0, che potrebbero rivelarsi un esperimento intrigante se realizzato con più cura, ci sono tracce puramente aggressive simil-Soulfly come Slave of Today o God’s Mistake, dove non si capisce se la band sia caduta in un pentolone di minestra visto che i livelli del mix vanno a mignotte; il risultato è un discreto amaro in bocca. E neanche di particolare qualità.
Purtroppo da lì in poi l’album segue una definitiva impronta nu metal/crossover con dei riff di chitarra che spesso sfociano in singole note dissonanti e si fa davvero fatica a prestare attenzione, subentra la noia e una certa voglia di cercare qualche altro momento promettente come l’iniziale.
In Kazakhstan addirittura si cominciano a sentire echi dei System of a Down, e il dubbio allora diventa certezza, forse l’anarchia musicale delle nostre frecce verdi non ha molto giovato e ci sarebbe bisogno di un po’ più di guida e di una personalità ben definita.
Insomma, più lavoro e più attenzione e i Green Arrows potrebbero tornare sulle nostre pagine con un bel prodotto.
Voto: 4
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