Beat Circus ‘Boy From Black Mountain’

(Cuneiform/Ird 2009)

Avevamo lasciato Brian Carpenter e la sua creatura, i Beat Circus, nel 2007, quando con “Dreamland” aveva sorpreso un po’ tutta la critica musicale con il suo pout pourri a base di country, jazz e suggestioni cinematiche. Questo “Boy From Black Mountain” rappresenta il secondo capitolo di una ideale trilogia sul “Weird American Gothic” aperta appunto tre anni orsono dal concept su un minatore che scende a patti col diavolo.

Sotto la supervisione di Bryce Goggin (produttore già al lavoro con Akron/Family, Pavement e Bishop Allen) e con la collaborazione dell’astro nascente del cantautorato folk americano Larkin Grimm (che presta la sua voce a 4 tracce di questo disco, ricambiando il favore di Carpenter, il quale aveva partecipato al suo “Parplar”), i Beat Circus confezionano un’opera dal respiro meno giocoso e circense del precedente, forse perché più sentita dall’autore in quanto ispirata dal periodo di riabilitazione del figlioletto, autistico, cui si riferisce il titolo del disco e cui si riferiscono direttamente tanto l’intima title track (dal gusto vagamente klezmer) quanto la più tradizionalmente country Saturn Song.

L’ariosa architettura sonora del disco risente così di una continua malinconia di fondo, che però lascia spazio anche ad episodi di maggiore spensieratezza (The Life You Save May Be Your Own, Petrified Man, As I Lay Dying). Quel che si è perso in quest’opera è il versante più spiccatamente meccanico, giocosamente circense del disco precedente, che affiora solo da qualche pertugio, mentre si mantiene ben aperta la finestra che guarda al cortile della musica balcanica, vero punto di riferimento ulteriore. Non che sia un male, perché il disco ne esce ben più coeso del suo predecessore, ma forse meno accattivante. Non manca addirittura una timida apertura al rock più tradizionale (Nantahala), ma è solo un flash nella struttura country del disco.

Mezzo passo indietro per la scalmanata brigata del menestrello di Boston, che però si conferma uno dei talenti più originali della scena alt-country americana. Aspettiamo con impazienza il terzo lavoro per un giudizio complessivo sulla trilogia sulla bizzarria del gotico americano.

Voto: 7

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