Bellini ‘The precious prize of gravity’

(Temporary Residence 2010)

Dopo il gradito ritorno degli Uzeda nel 2006, la coppia Bellini, come nel precedente episodio “Small Stones” accompagnata da Alexis Fleisig (GVSB) alla batteria e Matthew Taylor (The Romulans) al basso. In cabina di regia, manco a dirlo, His Majesty Albini.
Laddove “Stella” aveva convinto critica e pubblico per lucidità e freschezza, a questo ”The Precious Prize of Gravity” non riesce il bis: un math/noise rock sempre e giustamente freddo come marmo, ma accartocciato su se stesso, incapace di scrollarsi di dosso la polvere e di reinventarsi. Manca la cattiveria, mancano le viscere: Giovanna assente e a tratti svogliata (non è un caso che l’episodio migliore sia la strumentale The man who lost his wings), i loop chitarristici di Tilotta restano spesso e malvolentieri fini a se stessi, cambi e stacchi continui (Numbers, The thin line) che denotano più insicurezza che fantasia, la ripetizione ritmica e lo sferragliare che da marchi di fabbrica si fanno scuse per celare una probabile impasse creativa. A salvarsi sono episodi, come la chitarra tesa dell’iniziale Wake up under a truck, gli incastri melodici di Daughter leaving o le ipnosi di Tiger’s milk, ma ci si aspettava ben di più.
Ai catanesi i numeri non mancano, ma siamo lontani dalla perfezione della matematica: poco cuore e troppo cervello. Che poi, spremi spremi le meningi, di succo ne esce poco.

Voto: 5

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Autore: alealeale82@yahoo.it