Rope ‘Saints and Sinners’


(El Gallo Rojo 2010)

Ripercorrere l’ampio e lungo cammino del jazz con gli occhi puntati al presente: è giusto questo il motore centrifugo che rende vivi i Rope, trio col pallino dello standard composto da Fabrizio Puglisi ai tasti, Stefano Senni al contrabbasso e Zeno De Rossi alla batteria, ingegnoso e dotto nel far confluire dentro un unico calderone, seguendo una metrica para-filologica, classici del calibro di St Louis Blues (W.C. Handy), Mamacita (F. Waller), il Monk di San Francisco Holiday, l’immortale Duca, con l’estetica moderna di un Bill Frisell (eccezionalmente pigra, come narcotizzata da un languido malore blueseggiante la riproposizione della sua Monica Jane) e con un paio di brani originali firmati Puglisi (il gioco di controtempi tra rapide accelerazioni hard bop e mood virtuoso di Triogramma) e De Rossi (la sua Baron Samedi è un volteggio perpetuo tra micro ossessioni percussive e pronunce jazz in ascesa, spezzate a loro volta da caparbi atti deformativi di caratura contemporanea).
La dimensione che parrebbe sovrastare, poi, è quella del blues, accesa all’apertura con swingante moderazione da una esplosiva St Louis, dove il limpido tocco di Puglisi sfugge sempre con intelligenza alla corazzata ritmica, incombente alle spalle; e dopo un attacco piuttosto in sordina, equilibrato con silenzi e toni contemporanei, anche Django di J. Lewis, grazie al piano, schiude un’anima bluesy che, una volta incamminata, si lascia avvolgere con piacere dai corposi giri di basso. Inevitabile un’ispirazione satura di sperimentazione per un gigante quale Monk, poiché San Francisco è per buona parte riempita da sonorità preparate e insolenti, mentre un fuego latino brucia con brillante carnalità l’integrità spirituale della grande Mamacita.

Voto: 7

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