Mashrooms ‘Mashrooms’

(Wild Love Records 2011)

Quando prima di ascoltare un disco ti ritrovi a leggere “canzoni dalla struttura libera” e violino e violoncello tra gli strumenti… il pensiero va naturalmente a quel certo tipo di post rock a là A Silver Mount Zion. E invece in questo i Mashrooms ci riservano una sorpresa…
I loro pezzi infatti difficilmente vanno oltre i quattro minuti, pur se a volte si avverte un po’ la necessità di spaziare, a dirla tutta, e questo viene da me che non apprezzo particolarmente le lungaggini! Il loro stile è decisamente più compiuto e meno dispersivo del gruppo canadese, tant’è che difficilmente si riescono a incanalare nel generico post rock.
Su diversi dei pezzi presenti sul loro debutto per la Wild Love, i Mashrooms riescono a far montare una tensione tremenda, che però non rilasciano mai, preferendo tenersela sullo stomaco (così in Uragano). Loro fanno riferimento alla propria aggressività sonora, eppure questa non mi sembra così evidente.
C’è sicuramente qualche momento più muscolare, come in Szela, ma ci sono anche diversi momenti molto più meditativi e tranquilli come la poesia francese recitata su un leggero arrangiamento in Tiranno o Portrait of a woman. Impossibile poi non notare qualche rimando ai cari Giardini di Mirò, decisamente identificabili in Cello #2. Il gruppo siciliano però certo non si può definire derivativo, anzi direi che si riesce già a identificare una loro strada ben precisa.
E’ un debutto ben fatto quello dei Mashrooms, atmosferico ed evocativo pur con una discreta dose di muscoli, prodotto ottimamente, oltretutto. Da ascoltare.

Voto: 7

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