(Thrill Jockey 2011)
Dopo appena un anno tornano sulle scene i White Hills con un nuovo album dall’enigmatico titolo HP-1. L’avvio è scoppiettante con la cavalcata space rock Condition of Nothing che lascia presagire un album sulla scia degli episodi precedenti. Ed infatti No Other Way prosegue sullo stesso tenore di Condition of Nothing, heavy rock che vuole vagabondare indisturbato nello spazio con un ritmo più lento e pesante sia nella cadenza che nel suono. La novità più rilevante di questa nuova fatica è rappresentata dall’utilizzo di synth, nell’immaginario dei White Hills questo nuovo mezzo diventa strumento claustrofobico come in Paradise, pezzo in cui l’amore per il motorik dei Neu! si palesa più che in ogni altro, ed il rumorismo la fa da padrone.
Tale novità ha indiscutibilmente giovato in alcuni episodi ma non si può sorvolare, nonostante la stima per la band di Dave W. ed Ego Sensation, che utilizzato come in Movement, Need To Know o in Hand In Hand risulti quanto meno discutibile: va bene il voler (ri)creare una certa atmosfera tutto sommato tipica della band, va bene voler ricercare una certa “ascesi”, ma questi brani sembrano troppo fuori luogo rispetto al mood generale del disco. Si ha quasi la (pessima) impressione che abbiano voluto giocare con il giocattolo nuovo.
Poi, per grazia divina, ci troviamo anche ad ascoltare tracce come Monument, e ci tocca inchinarci di fronte al una lisergica giungla marziale, che giustifica l’amore del buon Julian Cope per questa band. Un pezzo che è un letterale monumento, un monolite che comprime tempo e spazio e chissà che non sia il (futuro) manifesto del gruppo. L’album si chiude con una splendida titletrack, ottimo ibrido tra quanto i White Hills ci hanno già fatto sentire e quello che, sembrerebbe, il nuovo corso.
Voto: 8
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Autore: ruggio80@iol.it