(Navona Records 2011)
I quartetti d’archi n° 4, 5 e 6 di Elliott Miles McKinley, commissionati e qui eseguiti dal Martinů Quartet, ci forniscono un quadro piuttosto illuminante del percorso creativo dell’ancor giovane compositore americano. Il quartetto n°4 delizia l’ascoltatore in virtù di una sapiente miscela di cura formale, incisività melodica di sapore pop-jazz, humour sincero e vigore ritmico. Tali componenti le ritroviamo anche nel quartetto n°5, ma qui l’unità formale cede il passo a una calibrata frammentazione (si contano ben 12 brevi movimenti) che mina la precedente spensieratezza, portandola in un territorio leggermente più sarcastico e, in un certo senso, più squisitamente post-moderno. Col quartetto n°6 si entra in un territorio espressivo ben diverso: gli stessi elementi melodico-ritmici che fanno evidentemente parte del bagaglio personale del compositore, sono qui riassorbiti e nascosti dietro le maglie di un tessuto musicale astratto (seppur ricorrente a forme familiari come il valzer o la ciaccona), temporalmente dilatato, poeticamente sospeso. Prova ulteriore di una fertilità inventiva che fa ben sperare nel futuro sviluppo di un percorso, quello di McKinley, già ricco di frutti preziosi.
Voto: 8
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