Tomakin ‘Geografia di un Momento’


(Sciopero records/Venus distribuzione 2011)

Più ascolto l’album degli alessandrini Tomakin, più mi convinco che è davvero un gran peccato. I nostri suonano una sorta di summa di tutte le influenze new wave / wave degli ultimi vent’anni, a volte spingendosi più sul lato Diaframma o primi Litfiba, a volte più sul lato Editors e compagnia. Insomma, stringono chiaramente l’occhio a un certo tipo di sonorità modaiola, piuttosto che cercare di fare un loro progetto, ma non è pienamente male ciò.
Questo perché i Tomakin arrivano ben preparati, con una serie di pezzi scritti con cura, con dei testi in italiano spesso piuttosto notevoli (su tutti Siero mi ha particolarmente colpito) e una certa orecchiabilità non eccessiva che si piazza in un ideale limbo tra indie e mainstream. Purtroppo è qui che ho notato che i nostri hanno rischiato troppo, il primo singolo per esempio Bar code mi è sembrato troppo derivativo di certo indie nostrano, non proponendo niente di nuovo.
Altri momenti, come la già citata Siero (dove collaborano anche Garbo e Fabrizio Barale), vengono rovinati da futili inserimenti in inglese in mezzo al testo italiano, che non stanno a dirci proprio nulla; invece Quando sogno convince in pieno e così anche la semi-Subsonica New Wave… insomma a volte sembra che la band sia più impegnata a citare a destra e a manca, senza però concentrarsi davvero su quel che stanno suonando. L’esperimento finale, con tanto di cantato rappato, di Autoconvinzioni pure non è male, potrebbe essere un sentiero da verificare.
Il risultato finale, comunque, è che ‘Geografia di un momento’ rimane un album piacevole e ben fatto, ma che difficilmente convincerà più di tanto coloro che si aspettavano qualcosa di più. Peccato, appunto.

Voto: 6

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