(Boring Machines 2011)
Dietro il nome Heroin in Tahiti ci sono due musicisti, forse famosi anche per altre vicende, romani, provenienti dalla periferia della capitale, che tanto ha affascinato personaggi come Pasolini, De Sica e Visconti, per ambientare i loro film neorealisti.
Non a caso “Death surf” ha tutte le potenzialità per essere considerata la colonna sonora per un film immaginario. Il sound che esce da questo disco è qualcosa di poco rassicurante e di straniante. Gli otto brani, tutti strumentali, sono strutturati su un surf di derivazione morriconiana, su cui il duo ha costruito trame sonore più o meno dilatate e psichedeliche, con influenze di kraut rock, tra pattern aperti ed altri minimali, inframmezzati da momenti inquietanti, umbratili, ma anche ansiogeni e convulsi.
L’ascolto di questo disco è un’esperienza sicuramente molto più interessante ed intrigante dell’assunzione di stupefacenti.
Voto: 7
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