(Riot Season Records 2011)
A tre anni del fulminante esordio “Lowest shared descent” il trio cuneese pubblica il suo secondo lavoro, accasandosi in Inghilterra, presso l’etichetta Riot Season.
Nel corso di questi tre anni, tra i due dischi, i Dead Elephant hanno lavorato molto per estremizzare il loro sound, abbandonando il blues-core, per abbracciare maggiormente, anzi in maniera quasi integrale uno sludge post-core, che mette insieme le sonorità post sabbathiane con la psichedelia profonda ed introspettiva dei Neurosis.
“Thanatology” consta di quattro brani, ma di cui il primo ed il quarto sono intorno al quarto d’ora, dunque non si tratta di un Ep, ma di un vero e proprio full leinght.
Il disco parte con i quasi tredici minuti di Bordo thodol, strutturato su un doom terrificante nel quale il post-core viene estremizzato, stirato, quando la ritmica decellera e riparte il mood è più angosciante.
La successiva On the stem viaggia sui binari di un’allucinazione malinconica e che precede la tempesta interiore, rimanendo sempre avvolta su sé stessa e molto tesa. Discorso diverso per Destrudo, tutto giocato sullo screm-post-core inquieto, vibrante e aggressivo, brano che fa da contraltare agli oltre sedici minuti di A teardrop on your grave-downfall of xibalba, che parte lenta e soffusa, per poi crescere gradualmente di tensione, in un post rock che fa a cazzotti con l’avant rock.
Voto: 8
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