(Kendra Steiner Editions 2012)
Due astute volpi, in azione congiunta dal vivo.
Spericolati,
radicali e scavezzacollo, come da prassi.
Due concerti (Germania
2009, Giappone 2010), per sei urticanti estratti.
Filamenti a
maggior peso free/impro, a stantuffar nelle vene di Alfred Harth,
elettronica visionaria e pionieristica, ad agitare Carl
Stone.
Artisti esperti, curiosi, preparati, che, a prescinder
da questo lavoro, son sempre e comunque mossi da obliqua,
interrogativa urgenza.
“Gift Fig”, si agita e sgrana,
ammassa e tracima, cala, si acquieta, riparte ed ondeggia.
Fra
soffi di sax, soffi e basta, piccoli etnicismi alieni, voci, effetti
e laptop.
Granitici nell’insieme.
Dove l’assister ad uno dei
live deve esser stata memorabile esperienza sensoriale.
Non
altrettanto memorabile al contrario, l’ascolto solitario
domestico.
Che dispiace dirlo, si risolve in una cinquantina di
noiosi minuti, eseguiti col fiato grosso.
Qualche sprazzo
intrigante, che dura un nulla, e tanto mestiere.
Sanno senz’altro
fare di meglio.
Voto: 4
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