(Bosco Rec 2012)
Non sembra voler finire, questo calore estivo.
Le gonne
rimangon corte.
Polpacci, tatuati e muscolosi ancora esposti.
Per
convenzione e dovere, indossiamo pantaloni lunghi e camicie
aperte/svolazzanti.
Loghi, sigle e cazzate colorate, si accumulano
sulle t-shirt.
Nel dubbio si suda.
Nel dubbio si procede.
Le
notti paion lunghe, la finzione propaga.
Crederci o no, è
equivalente.
Far silenzio non funziona.
E scomparir non è
concesso.
Visi entusiasti belli da vedere
(Illuminismo).
Brusaschetto procede.
Un passo
avanti, uno indietro, uguale è.
Come tutti.
Bella
questa notte, si sente solo il ronzio dei cavi elettrici, giù
in strada, qualche macchina che passa occasionale. Se avessi più
tempo, saprei cosa fare. Se avessi più tempo lo sprecherei
(Conchiglia Vuota).
Acustico e dissonante,
tambureggiando a zig-zag.
Che fra i Test Dept, l’inebriante
sudore di un liberatorio charleston, non vi sia che il peso delle
calzature indossate, a marcar la differenza?
Il sapere,
l’ignoranza, le ambizioni, tutto qui, misto accavallato e confuso
(Il Sole Del Pomeriggio).
Finché la notte
giunge.
Stop/pausa, ascoltar da anni (tanti che non ricordi),
sempre la stessa catastrofica canzone.
Da soli, inserendola fra
mille altre, facendo finta di nulla, prendendosi in giro,
dissimulando, credendo di aver sviluppato gusti, abitudini ed orari
diversi.
Finché l’alibi per mia presenza svanisce. Pago
il conto. Arrivederci (Fili Di Voce).
Infine passa
un’ambulanza, si porta via tutto.
Dentro un uomo, con un buco che
lo attraversa da parte a parte.
Per qualcuno, è
lavoro.
Daniele, io vorrei che i Maya avessero ragione.
Ma non
andrà in questa maniera, non per ora.
Come lucertole
torpide, su di un sasso caldo stiamo.
Senza pensieri né
movimenti.
Le ossa grate.
Voto: 8
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