(Interbang/Brutture Moderne 2012)
Eclettico e versatile questo musicista losangelino pubblica l’ennesima colonna sonora, dopo aver già lavorato per film mainstream come “Il diavolo veste Prada” o “American History X” o addirittura per videogame.
Tuttavia la professionalità e la bravura dell’artista californiano non sono scalfite dall’aver lavorato per le multinazionali e queste dieci tracce lo dimostrano ampiamente. Non dimentichiamo che il nostro ha collaborato anche con Beck, Daniel Johnston, Badly Drawn Boy e altri ancora.
Per questo lavoro si è avvalso della preziosa collaborazione di John Convertino, dei Calexico e degli emiliani Sacri Cuori. I solchi che delineano nei brani la strada tracciata per “Dos manos” affondano le radici nella tradizione americana, quella tanto cara alle ambientazioni western morriconiane e dell’asse Giant Sand–Calexico.
Tra momenti latineggiati, come The condor, il cui stile chitarristico ricalca quello di Mark Ribot, richiami al Tom Waits più blues dell’iniziale Prisoner of fate, ambientazioni jazz (Shadowing) e malinconici (Ambrosia), il disco scorre e si lascia ascoltare con entusiasmo e con la voglia di scavare.
Voto: 8
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