Staggerman ‘Don’t be afraid and trust me’


(Autoprodotto 2012)

La copertina del secondo lavoro degli Staggerman è poco rassicurante, ma è in controtendenza rispetto a ciò che emanano le dieci tracce in scaletta. Lo sposo scheletrico e la sposa senza un volto hanno ben poco a che vedere con un sound accogliente, fatto di ballate, intarsiate anche da fiati, che portano il sound verso un bell’incrocio tra alt-country e rhythm’n’blues.
Le ambientazioni vicine a quelle dei Wilco del primo disco, in questo lavoro lasciano spazio alle sonorità più vicine al Neil Young più bucolico e soprattutto alle malinconie, mascherate con falsa spensieratezza degli Eels.
Maybe I won’t risente proprio delle malinconie di Mark Everett, ma anche degli American Music Club, come la stessa If I could only live my life twice, anche se questa a differenza della prima è dotata di un crescendo di intensità, che giunge ad un intreccio tra l’acustica e la slide, che porta il brano verso territori larghi ed incontaminati.
Soffice e romantica risulta Everything is nothing ed il folk-blues del Delta infuoca The night i saw you stripping.
Il brano più trascinante è sicuramente (Not) the men I used to be, grazie all’uso di un hammond che si intreccia con una sezione fiati che ricorda il primo Bruce Springsteen.
“Don’t be afraid and trust me” conferma le ottime doti artistiche di Matteo Crema e degli altri musicisti, orientati definitivamente ad un sound di stampo americano.

Voto: 8

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